Il Coronavirus cinese 2019-nCoV

il nuovo virus cinese – una breve descrizione e i possibili effetti sull’economia

In questo primo articolo desideriamo offrire un contributo sul nuovo caso del coronavirus cinese. Questo testo è composta da due sezioni. Nella prima affronteremo l’argomento da un punto di vista scientifico e nella seconda parte cercheremo di esaminare le implicazioni economiche.

Come al solito, è opportuno sottolineare che queste righe divulgative hanno solo lo scopo di fornire un quadro semplificato per una migliore comprensione. Questa non è una rivista medica e i contenuti illustrativi non sostituiscono il parere medico.

Prima di tutto: cos’è un virus e come si differenzia da un batterio?

Virus e batteri sono purtroppo e spesso considerati simili.

Sono invece profondamente diversi: i virus non sono microorganismi, ma complesse macromolecole. I batteri sono organismi unicellulari (costituiti cioè da una sola cellula) con tutte le caratteristiche di un essere vivente: nascita, crescita, riproduzione, morte. Essi sono molto semplici, tanto da NON avere organi specifici (come per esempio i mitocondri) e neanche un nucleo che racchiuda il loro DNA. Notare che non tutti i batteri sono dannosi (si pensi a quelli della flora intestinale)

 

Il virus invece è formato da materiale genetico (di norma RNA o DNA) avvolto da una membrana proteica e poco altro.

 

A differenza dei batteri, i virus non hanno un metabolismo proprio e non sono in grado di moltiplicarsi autonomamente, ma hanno bisogno di un organismo da sfruttare per la loro “incoscia” riproduzione.

Essi si introducono in una cellula attraversando la membrana sostituendo il proprio materiale genetico a quello della cellula infettata, prendendo il controllo di tutte le funzioni metaboliche e “costringendola” a riprodurre il virus in più copie, fino alla morte della cellula ospite che degradandosi diffonde le nuove copie di virus al tessuto circostante.

 

Da quanto detto i batteri possono essere contrastati dagli antibiotici (dal greco anti=contro bio=vita), che sono INUTILI per i virus. I farmaci per questi ultimi sono i cosidetti “antivirali” che non sono altro che particolari molecole che (per semplificare al massimo) ”incastrandosi o fondendosi” con la loro membrana o con il codice genetico impediscono la riproduzione.

E’ come inserire un piccolo cuneo di metallo all’interno di una serie di ingranaggi: il cuneo andrà ad infilarsi tra i denti degli ingranaggi inceppando il funzionamento globale della macchina.

 

 

Che cos’è un coronavirus?

 

I coronavirus (CoV) sono una vasta famiglia di virus che causano malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la MERS (Middle East Respiratory Syndrome – sindrome respiratoria mediorientale) e la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome – sindrome respiratoria acuta grave). Un nuovo coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo che non è stato precedentemente identificato nell’uomo.

 

Il nome deriva dall’aspetto caratteristico di questi virus visti al microscopio elettronico: l’immagine ricorda una corona reale o la corona solare.

 

I coronavirus possono in rari casi essere zoonotici, nel senso che mentre in una prima fase sono specifici di un dato animale (e quindi immuni per l’uomo), a seguito di una mutazione genetica si trasmettono dagli animali alle persone divenendo contagiosi anche per l’uomo. Con “antropozoonosi” viene indicato il processo per cui le malattie sono trasmesse in via naturale da animali, vertebrati o invertebrati, all’uomo. Sembra che il raffreddore provenga, in origine, da animali.

 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO per la sigla in inglese), i principali sintomi di questa infezione sono quelli respiratori, la febbre, la tosse, il respiro corto e le difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.

 

Le raccomandazioni dell’OMS per ridurre l’esposizione e la trasmissione di una serie di malattie sono le seguenti, che includono l’igiene delle mani e delle vie respiratorie e pratiche alimentari sicure:

 

  • Pulire frequentemente le mani usando un detergente a base di alcool o acqua e sapone;
  • Quando si tossisce e si starnutisce, coprire la bocca e il naso con le mani o con un fazzoletto – gettare via immediatamente il tessuto e lavarsi le mani;
  • Evitare il contatto ravvicinato con chiunque abbia la febbre e la tosse;
  • In caso di febbre, tosse e difficoltà respiratorie, consultare immediatamente un medico e segnalare eventuali viaggi o spostamenti recenti;
  • Quando si visitano mercati vivi in aree che attualmente presentano casi di nuovo coronavirus, evitare il contatto diretto non protetto con animali vivi e superfici a contatto con animali; (noi aggiungiamo che sarebbe da evitare nella maniera più assoluta la frequentazione o i viaggi in zone dove il contagio è conclamato);
  • Il consumo di prodotti animali crudi o poco cotti dovrebbe essere evitato. Carne cruda, latte o organi animali devono essere maneggiati con cura, per evitare la contaminazione incrociata con cibi crudi, come da buone pratiche di sicurezza alimentare.

 

Per riassumere: lavare regolarmente le mani, coprire la bocca e il naso quando si tossisce e starnutisce, cuocere accuratamente carne e uova. Evitare il contatto ravvicinato con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie come tosse e starnuti.

Infine: queste NON sono raccomandazioni solo per per questa nuova malattia, ma sono le raccomandazioni da seguire in generale.

 

Si tratta di una malattia molto contagiosa?

Sembra di no; al momento la sua capacità di diffusione è simile a quella della comune influenza. Il morbillo (per fare un esempio) è estremamente più contagioso.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), i casi di “normale” influenza annuale in tutto il mondo sono tra i 350 milioni a 1 miliardo; una piccola parte di questi casi (tra i 3 e i 5 milioni di pazienti) può evolvere in complicanze che causano il decesso in circa il 10% dei casi (vale a dire da 250 a 500 mila persone), soprattutto tra i gruppi di popolazione a rischio (bambini sotto i 5 anni, anziani e persone affette da malattie croniche).

 

Quali sono i sintomi del coronavirus?

Gli infetti sviluppano sintomi respiratori superiori, tra cui: naso che cola, tosse, mal di gola e talvolta febbre che può durare alcuni giorni.

La somiglia dei sintomi a quelli di una classica influenza è il motivo di falsi allarmi (già avvenuti o che avverranno).

Ma per quelli con sistema immunitario indebolito, anziani e giovanissimi, il virus può scatenare malattie più gravi come la polmonite e la bronchite.

Se si entra in contatto con una persona infetta evitare di toccare oggetti che una persona infetta ha toccato (e che possano veicolare starnuti, goccioline di saliva, miasmi o liquidi – sopratutto fazzoletti, aciugamani, lenzuola, bicchieri o posate, etc); in generale evitare di toccarsi la bocca, il naso o gli occhi e farlo solo dopo aver lavato bene le mani.

 

C’è un serio pericolo per la nostra salute?

 

Al momento non sembra esserci alcun serio pericolo (anche ricordando i numeri citati poco fa dall’ISS). Secondo i dati forniti il 28 gennaio dall’OMS dei 2.798 casi contati, solo l’ 1,3% era stato segnalato fuori della Cina. Sembra quindi essere un problema circoscritto solo a quelle regioni. Inoltre le autorità cinesi hanno messo in atto una serie di misure straordinarie di enorme portata (e mai viste finora) per isolare le zone più a rischio. Il periodo di incubazione sembra essere inferiore ai 14 giorni, per cui è possibile che possano essere segnalati altri casi fuori della Cina nelle prossime 2 settimane, ma poi dovrebbero diminuire.

In un successivo articolo cercheremo di spiegare perché è più facile che in Cina si sviluppino questi nuovi coronavirus e continueremo a diffondere nuovi dettagli.

Vediamo ora quali possono essere a grandi linee gli sviluppi economici di questo fenomeno

Quali sono i possibili effetti sull’economia?

La Pandemia è uno dei grandi rischi studiati dalle compagnie di assicurazione insieme, ad esempio, alla possibilità di un attacco informatico che possa fermare le centrali elettriche. I Lloyds dichiarano che una pandemia prima o poi ci sarà, l’incertezza riguarda solo il quando. La più grande di cui si abbia documentazione è probabilmente quella definita spagnola che poco più di un secolo fa fece 50 milioni di morti, secondo le stime più prudenti, e contagiò un terzo della popolazione mondiale pari, in quel momento, a quasi due miliardi. Va detto che la penicillina non era stata ancora scoperta, lo sarà 10 anni dopo nel 1928. Successivamente siamo stati colpiti dall’Asiatica che, nel 1957, fece poco più di un milione di morti. Dieci anni dopo abbiamo avuto la Hong Kong che ha causato un numero di decessi inferiore al milione.

Nel 2003 la SARS ha fatto più di 700 vittime, un numero estremamente più contenuto grazie a quanto appreso nelle esperienze precedenti. Resta il rischio di un evento potenzialmente devastante se un virus dovesse riuscire ad attaccare l’uomo. La definizione di Pandemia, che è diversa da quella di epidemia che riguarda un evento locale e non mondiale, prevede che un agente patogeno sconosciuto sia in grado di aggredire l’uomo e di espandersi velocemente. Un evento che in teoria è possibile e che potrebbe causare seri danni all’economia mondiale. Le stime elaborate dalla Banca Mondiale e da altre organizzazioni vanno dal due al dieci per cento del PIL mondiale. Si stima che la Spagnola abbia fatto perdere il 5% del PIL mondiale. La SARS si è “limitata” a far perdere almeno un punto al PIL cinese.

Come sappiamo il virus influenzale viene isolato ogni anno ed ha una mortalità inferiore all’uno per mille (quella della SARS fu intorno al 10%), ma potrebbe nascerne uno completamente sconosciuto privo cioè di qualsiasi collegamento ai virus individuati in precedenza magari a causa di cambiamenti climatici o di nuove forme di allevamento intensivo. Un’altra possibilità è che venga creato in laboratorio a fini terroristici. Non è detto che una pandemia debba necessariamente causare un numero enorme di vittime; nel 2009 se ne è verificata una con un numero limitato di decessi che hanno, però colpito in misura maggiore la popolazione giovane a causa di un difetto del vaccino che ha scatenato una reazione contro tessuti sani.

Naturalmente il primo settore a venire colpito sarebbe quello del turismo, secondo una recente analisi di Goldman Sachs un eventuale proseguimento dell’attuale coronavirus potrebbe far calare il prezzo del petrolio di un paio di dollari per la minore richiesta di viaggi aerei. Sarebbe immediatamente colpito anche il commercio internazionale. Il diffondersi del commercio on line potrebbe ridurre questo impatto, ma, di contro, la diffusione dei social potrebbe ampliare i costi legati all’emotività che possono facilmente ripercuotersi anche sui mercati finanziari e portare ad un alto tasso di assenteismo dal lavoro.

Va da sé che il settore farmaceutico potrebbe risultare, come dire, meno danneggiato. Esistono poi anche altri fenomeni di tipo economico che vale la pena citare. Per far fronte ai costi di un’epidemia sono stati lanciati dalla Banca mondiale gli Ebola bond, uno strumento in cui gli investitori rischiano di rimetterci del capitale se l’epidemia avesse una data espansione e, in caso contrario, ricevono un buon rendimento offerto dalla Banca mondiale. Nel caso specifico gli investitori hanno ricevuto un ottimo rendimento e non hanno subito perdite perché l’epidemia si è “fermata” prima di arrivare ai parametri previsti nel prospetto informativo dell’emissione. La Banca Mondiale si sta occupando da tempio di fronteggiare le conseguenze economiche di una pandemia.

Un aspetto forse di non immediata percezione, ma assolutamente importante è quello dei vaccini che si deve inevitabilmente confrontare con dei vincoli economici. Ogni anno vengono prodotti dei vaccini per fronteggiare la normale influenza. Si tratta di vaccini mirati a sconfiggere il nuovo virus che viene individuato, quelli normali sono preparati per fronteggiare più virus e si basano sul fatto che siano un’evoluzione di quelli precedentemente conosciuti. Tecnicamente si parla di drift antigenico quando il nuovo virus influenzale non si differenzia significativamente da quello dell’anno precedente o di shift antigenico quando si modifica, spesso perché c’è stato un passaggio da una specie all’altra: gli animali sono colpiti dall’influenza di tipo A. I normali vaccini antiinfluenzali sono disponibili solo nei paesi ricchi, in caso di pandemia sarebbe bene che li avessero tutti ma, come dire, nulla è mai stato detto di preciso circa chi dovrà pagarli. Si sta cercando anche di abbattere i tempi necessari alla produzione di un nuovo vaccino. Un’eventuale indisponibilità della quantità di vaccini necessari potrebbe anche presentare aspetti etici al punto che, ad esempio, l’argomento viene toccato nel piano anti pandemia svizzero.

M.R. e G.G

Questo articolo si basa su dati di pubblico dominio ritenuti attendibili, ma suscettibili di modifiche improvvise. Intende proporsi come ausilio alla comprensione del particolare fenomeno e dei movimenti dei mercati finanziari. Non vuole essere in alcun modo uno strumento di analisi o uno studio, né intende sollecitare qualsiasi operazione di compravendita di prodotti finanziari.

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